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STORICHE : La prima di ENZO

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NARDI DANESE "1500"

E

LA SUA OMBRA (FERRARI)

Da Ruote Classiche del Maggio 1996:

La Nardi-Danese del 1947, 1500 cm3, 8 cilindri: apparentemente una macchina come tante altre, nate dall’ingegno di uomini che hanno dedicato anima e corpo all’automobilismo sportivo. Ma questa vettura, in realtà, sotto il cofano cela qualcosa di più di un semplice motore. L’otto cilindri in linea che spinge la Nardi-Danese a 200 chilometri all’ ora ricorda quello dell’Auto Avio Costruzioni «815», la prima vettura costruita da Enzo Ferrari. Una somiglianza che, come vedremo, va al di là di una semplice coincidenza.

Nardi-Danese «Marco»

Avio Costruzioni «815»

La macchina non è una novità assoluta. Nel libro sull’Auto Avio Costruzioni «815» di Franco Varisco, «L’anteprima Ferrari», pubblicato nell’ aprile 1990, si fa cenno, nelle ultime pagine, a una certa Nardi-Danese 1500 del 1947 che possedeva la particolarità di avere un motore quasi identico a quello della «815». Ma sull’origine e sulla storia della Nardi-Danese «Marco» - si chiamava così presumibilmente dal nome di colui che l'aveva commissionata, un certo Marco Crespi, pilota romano - si può fare, per ora, soltanto qualche ipotesi. Enrico Nardi ed Enzo Ferrari erano legati da un rapporto di stretta collaborazione. Per il Commendatore, Nardi era più di un semplice collaudatore: lo interpellava su questioni tecniche, meccaniche e a volte anche gestionali. I due, tuttavia, erano accomunati anche da un carattere piuttosto difficile. Per questa ragione, Nardi e Ferrari decisero un bel momento di seguire ognuno la propria strada. Enrico Nardi tornò a Torino e, assieme al romano Renato Danese, fondò nel 1947 la ND, Nardi-Danese appunto. Già in quel' anno Nardi cominciò a lavorare ad alcuni progetti, fra i quali quello della 1500 a 8 cilindri del nostro servizio.

Nardi-Danese «Marco»

Tra le particolarità di questa vettura, oltre al telaio a traliccio di tubi, vi erano le sospensioni anteriori a ruote indipendenti con parallelogrammi e molloni cilindrici e quelle posteriori a semicantilever, ovvero dotate di una molla a balestra a quarto di ellisse le cui estremità erano collegate una al telaio, l’altra all’assale, accoppiate a una barra di torsione. Una soluzione, questa, che permetteva di contenere la lunghezza del telaio e di ridurre il peso delle masse non sospese.
Sulle riviste automobilistiche dell’epoca vennero pubblicate le sue realizzazioni. Tra l’altro, venne specificato che la ND sembrava volersi specializzare nella costruzione di «originali telai a traliccio sui quali montare i più diversi tipi di motore, a seconda delle richieste della clientela».

Nardi-Danese «Marco»

A questo punto bisogna fare un passo indietro, a quando le prime vetture di Ferrari debuttarono in corsa al 1° Gran Premio di Brescia delle Mille Miglia del 28 aprile 1940. I due esemplari di «815» vennero affidati uno ad Alberto Ascari e Giovanni Minozzi, l’altro al marchese Lotario Rangoni Machiavelli ed Enrico Nardi. Questa fu la prima e unica apparizione delle «815» prima della guerra.
Al termine del conflitto, quando nel 1947 si riprese l’attività agonistica, soltanto una delle due «815» continuò a correre: quella di Alberto Ascari, che era stata acquistata dal pilota milanese Enrico Beltrachini.
Della vettura del marchese Rangoni Machiavelli, invece, nessuna traccia. Oggi si sa che venne distrutta da un demolitore: Rolando Rangoni Machiavelli, fratello di Lotario, ricorda di aver inviato la vettura dallo sfasciacarrozze, anche se non esiste alcun documento ufficiale che comprovi 1’ avvenuta demolizione. Questi fatti sono confermati anche da un industriale bolognese, Domenico Gentili, che affermò di aver scovato, nei primi mesi del 1958 da un demolitore nei pressi di Bergamo, una vettura sportiva che, secondo il parere dello stesso Enzo Ferrari, risultò essere proprio l’altra «815». Quando Gentili ritornò dal demolitore, purtroppo, la macchina era già stata ridotta a un ammasso di ferraglia irrecuperabile.
Nel 1947, sulla linea di partenza delle prime gare si ritrovò dunque la «815» ex Alberto Ascari. Vi era anche la Ferrari «125», la prima a portare il nome del Commendatore. Ogni tanto appariva anche una vettura nuova, una Nardi-Danese appunto.
La Nardi-Danese «Marco» era equipaggiata con un motore a 8 cilindri in linea di 1496 cm3 i cui valori di alesaggio e corsa erano rispettivamente di 63 e 60 millimetri. Esattamente quelli dell’ Auto Avio Costruzioni «815» di Enzo Ferrari del 1940.
Ecco l’interrogativo: da dove proveniva quel propulsore? Da un progetto originale di Enrico Nardi o da quella Auto Avio «815» che il torinese aveva portato al debutto in gara insieme al marchese Rangoni Machiavelli? Oppure si trattava di un motore di scorta costruito da Enzo Ferrari?
Quest’ultima ipotesi venne più volte smentita dallo stesso Ferrari che sostenne sempre di aver allestito solo due esemplari di «815»: di una terza vettura o di un terzo motore 1500 a 8 cilindri fu sempre negata l’esistenza.
La tesi che attribuisce allo stesso Enrico Nardi la realizzazione ex novo del propulsore della ND «Marco» si scontra con l’oggettiva difficoltà di approntare macchine completamente nuove nell’immediato dopoguerra.

Nardi-Danese «Marco»

Avio Costruzioni «815»

Potrebbe dunque trattarsi dello stesso 8 cilindri 1500, rivisto nei collettori di aspirazione e in altri piccoli particolari (Nardi era specializzato in queste modifiche), che equipaggiava la «815» del marchese Lotario Rangoni Machiavelli. Niente di certo, naturalmente, ma alcuni piccoli indizi fanno ritenere che sia comunque un motore «made in Modena». Il fatto stesso che la macchina del marchese Machiavelli non disputò che una sola competizione prima di sparire definitivamente dalle corse, per esempio. Oppure, come abbiamo detto poch’ anzi, il fatto che le cronache del tempo riferirono che Nardi era impegnato a progettare soprattutto telai, non motori. Ma soprattutto la risposta che Enzo Ferrari diede il 6 febbraio 1975 alla lettera di un certo Francesco Rossini di Torino: «Egregio sig. Rossini, ho la Sua del 2 febbraio. Ritengo che il motore in suo possesso sia senz’altro del tipo 815, primo motore Ferrari del 1939. Purtroppo non esiste alcun ricambio. Non si tratta di due motori 4 cilindri ma di un unico basamento con teste separate. Le spedisco a parte un mio libro che, tra l’altro, le chiarisce le origini di questa vettura. Cordiali saluti, Ferrari». Alla fine del 1975 Rossini vendette il motore, per la somma di 800.000 lire, a Giulio Dubbini che dal 1971 era proprietario della Nardi-Danese «Marco».
Non sappiamo, tuttavia, come Enrico Nardi si fosse impossessato dell’8 cilindri 1500: potrebbe averlo avuto, a titolo di liquidazione, dallo stesso Enzo Ferrari oppure potrebbe averlo ricevuto dalla famiglia del marchese Lotario Rangoni Machiavelli.
Nella parentesi temporale che va dall’inizio della guerra al 1975, dunque, non vi sono per il momento tracce che possano portare alla risoluzione definitiva del caso della ND «Marco». Ogni ipotesi è plausibile e nulla può essere escluso a priori. Quello che appare logicamente più credibile è che la NardiDanese 8 cilindri 1500 possa essere ritenuta ragionevolmente un’evoluzione della «815». Del resto, oggi appare chiaro che Enzo Ferrari ripose maggior fiducia sulla configurazione meccanica a dodici cilindri. Probabilmente Enrico Nardi credeva in quel piccob 8 cilindri, magari abbinato a un telaio migliore di quello sul quale era montato in origine. Una conferma verrebbe dal fatto che Nardi, sulla base del 1500, assemblò, con lo stesso schema costruttivo, anche un 2 litri che, negli anni Cinquanta, prese il posto del 1500 sulla ND «Marco».